Vittorio Sgarbi - Gianfranco Paulli Scultore

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Vittorio Sgarbi

 

Testo critico del Dr. Vittorio Sgarbi
sull'opera Scultorea del Maestro Gianfranco Paulli

Vittorio Umberto Antonio Maria Sgarbi (Ferrara, 8 maggio 1952) è un critico d'arte, storico dell'arte, opinionista, scrittore, personaggio televisivo e politico italiano. Già membro del Parlamento, dell' amministrazione comunale di Milano, sottosegretario al Ministero dei Beni e della Attività culturali.

Tratto da “I giudizi di Sgarbi”

GIANFRANCO PAULLI è uno scultore che mostra radici estremamente colte, che si contrappone opportunamente alle chimere delle avanguardie contemporanee per guardare alla classicità, e a una tipologia di figurazione che consente di tradurre in bellezza un’espressività fortemente emozionale. Questo scultore cremonese riesce a plasmare con le sue mani sensibili e dotate di un’indubbia magistralità artigianale, un mondo palpitante, che non si sottrae alla fascinazione della favola. Gianfranco Paulli può affrontare la creta in un ritratto, o pensare a una progettazione monumentale da realizzare in bronzo, o ancora applicarsi, alla maniera degli antichi, al marmo bianco statuario di Carrara, riuscendo sempre a portare al massimo risultato, con la forza di una rivelazione, le potenzialità plastiche della materia scultorea. D suo modo libero di controllare la forma umana, facendola rivivere nell’interiorità profonda della sua psicologia, ribadisce la qualità di un lavoro dove l’idealità si coniuga a una precisa esigenza perfezionistica. E questo il caso di lavori altamente suggestivi e lirici, come l'Inno alla vita, dove una figura femminile a tutto tondo accarezza un bimbo, che apre le braccia al gesto più naturale dell’amore materno. Guardando alle vicende della scultura italiana del secolo scorso e procedendo lungo il cammino vitale della tradizione figurativa, questo scultore trasferisce tutta la sua carica emotiva in raffigurazioni emblematiche e fortemente attrattive nella loro carica vitalistica. Le sue sculture sembrano recitare i ruoh primari del teatro della vita, con un’efficacia narrativa e un’incisività antiretorica, che non vanno perdute neppure quando egli si esercita nelle misure monumentali, o quando deve comunque rispondere alle richieste di una committenza - ed è questo il caso dell’interessante omaggio al liutaio Stradivari. Trattandosi di uno scultore che non si è lasciato sedurre da ricerche sperimentali e velleitarie, egli agisce con estrema serietà e coerenza su paradigmi assolutamente veritieri, sempre alla ricerca di una sua verità soggettiva, dove prevale certamente la ritrattistica e dove, quanto meno nelle scelte tematiche più congeniali alla sua libertà creativa, si esalta la visione di una bellezza femminile fresca, sensuale e morbidamente languida. Per altro certi suoi lavori emanano un energico realismo che non disdegna incavature persino espressionistiche. Tuttavia questo artista non rinuncia mai alla classicità che è integrata nella sua cultura, e che lo porta a scrutare e interpretare una quotidianità idealizzata, senza rinunciare a impennate estetiche che potrebbero anche avere assorbito la lezione di maestri come Francesco Messina. Il repertorio di Paulli guarda anche al mito e all’allegoria religiosa, e in questo caso va citato un inquietante Prometeo, progenitore di una sofferenza autosacrificale che va accostato, per analogia, alla bella raffigurazione di un Cristo risorto, ma ancora profondamente scavato dal martirio nei tratti del viso e nelle membra. Così è ugualmente drammatica e coinvolgente la rappresentazione di un toro da corrida, dove l’impasto della materia è corrugato e persino rabbioso, in assoluto contrasto con il Sogno sull'amaca, dove le morbidezze femminili, che fanno pensare a una citazione del Canova, hanno l’andamento di un adagio musicale. Ogni scultura di Paulli è dunque l’esercizio di una spettacolarità liberata dai conformismi di una sperimentazione autoreferenziale, e della ricerca sul significato del reale che accompagna l’osservatore nel territorio abitabile della riconoscibilità.


(Tratto da "I giudizi di Sgarbi" Editoriale Giorgio Mondadori )
Milano, 2005

 
 
 
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